Adulti scout del Masci

La nostra è una comunità scout che cresce e si arricchisce nelle diversità. Contraddistinta dal suo spirito di accoglienza, servizio e spiritualità.

I Foulard bianchi sono l’unica realtà di servizio, a livello nazionale, comune agli AS del Masci, ai capi dell’Agesci, Cngei e Fse e ai giovani scout dei noviziati, clan, fuochi e compagnie.

Tale caratteristica peculiare consente ai giovani, ai capi associativi ed agli AS di partecipare fianco a fianco alle attività spirituali, formative e di servizio che la Comunità propone.

Ti aspettiamo per ritrovare e condividere una scelta di servizio, non solo per andare a Lourdes, ma soprattutto per tornare alla tua casa e portare Lourdes in ogni luogo e momento della tua vita.

Lourdes è servire con lo spirito scout. Una scelta di strada che ci porta dalla nostra vita fino alla grotta di Bernadette. Entrare nella Comunità dei Foulard bianchi significa condividere questa scelta nella nostra vita verso i più deboli, gli ammalati, i disabili e i giovani.

Tutti gli scout scelgono di vivere la propria vita con uno spirito di servizio, ma diventando Foulard bianchi hanno il sostegno di una comunità e testimoniano una scelta ben definita, quella di Lourdes, del messaggio di Maria e della scelta di vita di Bernardette. Per capirlo ripercorriamo e rileggiamo quanto accaduto tra la Bella Signora e Bernardette.

L’incontro

11/02/1858 Prima apparizione

L’11 febbraio 1858 è una giornata alquanto disastrosa come le altre. Fa freddo, piove, ma soprattutto al Cachot, in casa Soubirous, c’è la miseria. Non ci sono più soldi e niente cibo. I genitori e i loro quattro figli hanno fame. Nella mattinata, Bernadette (14 anni), sua sorella Antonietta (12 anni) e la loro amica, Giovanna Abadie (13 anni), escono dal paese in cerca di legna da raccogliere. Così potranno avere al più presto un po’ di soldi per comprare del pane.

Arrivate di fronte alla grotta, detta di Massabielle, Giovanna e Antonietta si tolgono le calze per attraversare il piccolo canale (che oggi non esiste più) ed entrare all’interno della grotta. Bernadette non può fare altrettanto, poiché sua madre le ha impedito di bagnarsi i piedi, per evitarle delle crisi d’asma. Dopo aver gettato qualche sasso, cercando di aprirsi un piccolo passaggio e non riuscendoci, decide di togliersi gli zoccoli e le calze per attraversare da sola.

Bernadette racconta: «Incominciai a togliermi le calze quando sentii un rumore, come un colpo di vento. Allora voltai la testa dalla parte del prato e vidi che gli alberi non si muovevano e così continuai a togliermi le calze. Sentii ancora lo stesso rumore, alzai la testa e guardando verso la grotta scorsi una Signora in bianco. Aveva un vestito bianco, un velo bianco, una cintura azzurra, un lungo rosario in mano e una rosa su ciascun piede. Ella mi fece segno di avvicinarmi, ma io fui impressionata. Credevo di sbagliarmi e così mi strofinai gli occhi. Guardai ancora e vidi sempre la stessa Signora. Allora misi la mano in tasca e presi il mio rosario. Volevo fare il segno della croce, ma non potei arrivare con la mia mano fino alla fronte. Allora lo spavento s’impadronì più fortemente di me. In seguito la Signora prese il rosario che teneva tra le mani e fece il segno della croce. Allora iniziai a non avere più paura. Presi di nuovo il mio rosario e riuscii a fare il segno della croce. Provai una seconda volta a farlo e ci riuscii. Appena ebbi fatto il segno della croce, la grande paura che provavo, scomparve. Da quel momento fui perfettamente tranquilla. Mi misi in ginocchio e recitai il rosario in presenza di quella bella Signora. Dopo aver recitato il rosario, mi fece segno di avvicinarmi, ma io non osai. Allora ella scomparve. Mi sono messa così ad attraversare quel po’ d’acqua per raggiungere le mie compagne».

«Sentii un rumore come un colpo di vento». Il vento, nella Bibbia, dice la presenza dello Spirito di Dio e fin dalle prime righe, si dice che lo Spirito soffiava sulle acque. Lo Spirito Santo è colui che sopprime la distanza tra Dio e noi. Ci fa interiorizzare la presenza di Dio. Lo Spirito si è posato su Maria, come è detto nel racconto dell’Annunciazione: “lo Spirito del Signore si poserà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra” (Lc 1,35).

«Mi stropicciai gli occhi». Stupita per la presenza di questa misteriosa Signora, Bernadette si stropiccia gli occhi pensando di avere un’illusione. Nel racconto dell’Annunciazione, anche la Vergine, dopo il saluto dell’angelo, è stupita e turbata. Perché Bernadette è turbata? Perché anche Maria è turbata? Molto semplicemente perché noi non siamo abituati a Dio. Per noi, Dio è anzitutto il totalmente Altro, e noi siamo altro. Solo in Cristo, il Dio fatto uomo, che noi riconosciamo la prossimità di Dio nella nostra vita. Infatti, il racconto dell’Incarnazione, così come il racconto della prima apparizione, ci parlano dell’irruzione di Dio nella vita di una persona.

«Allora lo spavento s’impadronì di me». Spaventata, Bernadette prende il suo rosario, vuol fare il segno della croce, ma la sua mano cade. In seguito, la Signora prende il rosario che teneva tra le sue mani e fa il segno della croce. Allora Bernadette non ebbe più paura. Perché Bernadette vuol fare il segno della croce? Semplicemente per proteggersi! Ed ecco che la Signora, che non ha bisogno di proteggersi, fa il segno della croce! Perché? Per insegnarci che lei, l’Immacolata, è il  frutto della croce di suo Figlio. La chiesa ci dice, spiegandoci il dogma, che Maria è Immacolata, grazie ai meriti di suo Figlio. In primo luogo, queste poche righe del racconto della prima apparizione ci inducono a guardare a due persone. Anzitutto Bernadette in tutta la sua miseria, che simbolizza la nostra umanità ferita e poi, nella cavità della roccia, Maria, la quale non è una dea, ma rappresenta la nostra umanità plasmata da Dio. In questo primo incontro, il primo gesto di Maria consisterà nel piantare la croce tra la sua persona e quella di Bernadette. È un modo alquanto pedagogico per insegnare il passaggio da un’umanità ferita ad un’umanità plasmata da Dio attraverso il mistero della croce. D’ora innanzi, Maria introduce Bernadette al cuore stesso della buona notizia, l’annuncio della morte e risurrezione di Cristo, il mistero pasquale. Bernadette ci fa capire che, a partire da quel segno della croce, ella è entrata in una nuova realtà.

«Appena ebbi fatto il segno della croce, la grande emozione che provavo, disparve; da quel momento fui perfettamente tranquilla». Il segno della croce che Bernadette riceve alla grotta, altro non è che una preparazione ad un pellegrinaggio che la Signora le proporrà di fare lungo il corso delle diciotto apparizioni.

Questo pellegrinaggio ha un nome: conversione.

La chiamata

18/02/1858 Terza apparizione

«Volete avere la gentilezza di venire qui per quindici giorni?»

Il giovedì 18 febbraio 1858, Bernadette va per la terza volta alla grotta, ciò che è assolutamente insperato per lei. Infatti, in seguito alla seconda apparizione, avvenuta la domenica 14 febbraio, aveva ricevuto la proibizione formale dai suoi genitori di recarvisi e mai avrebbe potuto disobbedire. Tuttavia, un avvenimento inatteso sblocca la situazione. Spinta dalla curiosità, la signora Millet, presso la quale la mamma di Bernadette va a lavare la biancheria per guadagnare qualche soldo, esige dai Soubirous di andare alla grotta con la fanciulla. È così che, accompagnata da Giovanna-Maria Millet e da Antonietta Peyret, Bernadette incontra la Signora.

Bernadette ascolta, per la prima volta, la voce della Signora che durante l’incontro le chiede: «Volete avere la gentilezza di venire qui per quindici giorni?».

La richiesta di Maria  si colloca in un contesto di fiducia. Infatti, la Signora non dà nessun dettaglio, nessun programma e, nello stesso tempo, lei stessa non s’impegna a venire all’appuntamento proposto. Come non pensare alla chiamata di Abramo, il padre dei credenti, al quale il Signore aveva solamente detto: «Lascia il tuo paese, la tua parentela e la casa di tuo padre per il paese che io t’indicherò?» (Gen 12,1). Abramo partì come il Signore gli aveva chiesto (Gen 12,4). Questa parola si precisa nel vangelo allorché Gesù dice ai primi discepoli: «Venite e vedete» (Gv 1,39). Si tratta, quindi, di entrare in una relazione di fiducia, preliminare all’esperienza della fede.

Ciò che è chiesto a Bernadette non è difficile, ma esige la messa in pratica per coglierne il contenuto. Infatti, si tratta di qualcosa di semplice, ma nello stesso tempo di misterioso, da attuarsi attraverso una risposta positiva.

Anche per noi, la chiamata del Signore si rivolgono sempre alla nostra libertà. Necessita quindi una risposta da parte nostra, che esprima concretamente la nostra scelta. Allora la nostra risposta ci fa entrare nel progetto di Dio e della sua grazia, per portare a termine la nostra scelta.

La richiesta di Maria, che propone a Bernadette di farle la gentilezza di venire alla grotta per quindici giorni, conduce ad una promessa, proprio per la risposta positiva di Bernadette stessa: «Non vi prometto la felicità in questo mondo, ma nell’altro».

Di quale felicità si tratta? Ogni essere umano aspira alla felicità e questa si può incontrare a diversi livelli. Tuttavia, la felicità di questo mondo è effimera, mentre ciò che Maria promette a Bernadette, è la felicità dell’altro mondo, collegata a quella proposta da Gesù nel Vangelo.

Tale felicità è il frutto del dono che facciamo della nostra vita. È possibile togliere la felicità a coloro i quali hanno donato la propria vita per servire i poveri, i malati e tutti coloro che sono nella sofferenza? Chi può togliere la gioia e la fedeltà ad una parola data e vissuta fin alle estreme conseguenze? Chi può togliere la soddisfazione profonda per un lavoro fatto con trasparenza e competenza? Nessuno può eliminare questa pace, questa gioia, questa felicità.

Quando facciamo dono della mostra vita, sperimentiamo una gioia profondamente diversa. Gusta così il regno dei cieli, presentato da Gesù nel Vangelo attraverso parabole che descrivono sempre l’essenziale, cioè l’amore, senza il quale tutto il resto è vano.

Il mandato

02/03/1858 Tredicesima apparizione

Andate a dire ai sacerdoti che si costruisca una cappella (anche piccola) e che si venga qui in processione“.

Durante le prime sette apparizioni, Bernadette è felice. Sono i misteri gaudiosi. Ma ecco, che per le quattro apparizioni seguenti, dall’ottava all’undicesima, Bernadette vive l’esperienza della sofferenza per aver fatto sgorgare l’acqua della sorgente. Sono i misteri dolorosi. Nel corso delle ultime sette apparizioni, Bernadette sperimenta una gioia ben diversa, che la riempie. Sono i misteri gloriosi.

Così, il giorno della tredicesima apparizione, Bernadette, come al solito, cioè verso le 5.30 del mattino, si reca alla grotta. Subito s’inginocchia, compie un ampio segno di croce ed inizia a recitare il rosario Poco tempo dopo, il suo volto s’illumina, e, pur restando immobile, tutti capiscono che la Signora è là. Più tardi, mettendo il suo rosario in tasca, Bernadette entra nella grotta e s’avvicina alla roccia, verso destra. La Signora le fa segno di avvicinarsi. Maria accoglie Bernadette come una madre la figlia. Ambedue vivono l’esperienza di un incontro cuore a cuore.

Dopo tale intimità che rende possibile l’incontro, viene il momento della catechesi, dell’insegnamento e della missione. È così che in questo martedi 2 marzo 1858, la Signora confida a Bernadette: «Andate a dire ai sacerdoti che si costruisca qui una cappella e che si venga in processione». Dopo l’apparizione, Bernadette riprende la stessa strada, ma non ritorna a casa, ma bensì, accompagnata da due sue zie, va alla canonica di Lourdes, dal signor parroco. Per lei è un momento difficile. Anzitutto perché, per la prima volta, incontra quest’uomo dalla personalità impressionante. Inoltre perché, l’accoglienza che il sacerdote riserva alle zie Bernarde e Basile e poi a Bernadette non è affatto calorosa.

Impressionata, Bernadette si perde talmente tanto, al punto che, uscendo da casa Peyramale, si rende conto di aver dimenticato parte della richiesta. Per ritornare dal parroco, Bernadette non chiede più alle zie di accompagnarla, ma va dalla sacrista della parrocchia, Dominiquette Cazenave, affinché le organizzi un appuntamento con il sacerdote. Così nel pomeriggio reincontra il parroco Peyramale per la seconda volta e gli trasmette la richiesta di cui la Signora l’ha incaricata. Uscendo dalla canonica, raggiante, Bernadette dirà a Dominiquette: «Sono contenta, ho adempiuto alla mia commissione».

«Va’ dai miei fratelli e dì loro» (Gv 20,17). Questa è la prima parola di Gesù Risorto a una donna, Maria Maddalena. «Andate a dire», questa è la parola di Maria, la Madre di Gesù a una donna, Bernadette Soubirous. Le donne hanno sempre avuto un ruolo preponderante nella trasmissione della buona notizia. La richiesta di Maria «Andate a dire ai sacerdoti di costruire qui una cappella e che si venga in processione» sembra del tutto banale se si considera la Lourdes di oggi. Tuttavia, se ci poniamo nel contesto del 1858, ciò che oggi appare normale, ha dovuto passare non pochi ostacoli per poter essere realizzato. Si tratta di una parola precisa, rivolta ai sacerdoti. Per Bernadette, il sacerdote è anzitutto il signor parroco di Lourdes, don Domenico Peyramale. Quindi per lei, andare a trovare il suo parroco, mai incontrato e del quale ha sentito parlare per i fatti della grotta, rappresenta una seria difficoltà.

Bernadette è analfabeta, ignorante riguardo alla religione, non ha ancora ricevuto la sua prima comunione ed ecco che è portatrice di un messaggio difficilmente realizzabile. Costruire una cappella, là dove c’è già una chiesa, quella di Lourdes e andare in processione verso una grotta che si trova lontano dal paese, tutto ciò non ha senso. C’è di che scoraggiarsi, lei incaricata di trasmettere un simile messaggio.

Il profeta Geremia gridava davanti a Dio: «Signore Dio, ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Ma il Signore gli rispose: «Non dire: “Sono giovane”. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò. Non aver paura di fronte a loro, perché io sono con te per proteggerti. Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca» (Ger 1,6-9).

Pensiamo ancora alla Vergine Maria, che accogliendo l’annuncio dell’angelo, ha ascoltato parole impegnative. Allora l’angelo Gabriele la rassicura dicendo: «Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37).

La cappella di cui si parla, non è solo una costruzione, ma la chiesa stessa che è il popolo di Dio, il corpo di Cristo, il tempio dello Spirito Santo. «Voi stessi, come pietre vive, venite costruiti come edificio spirituale» (1Pt 2,5). Ognuno di noi è chiamato a edificare, con i propri fratelli, una comunità basata sulla presenza viva di Cristo, mediante il suo Spirito.

La seconda parte della richiesta di Maria a Bernadette, riguarda la processione. Essa ci ricorda che noi siamo un popolo messo in marcia dal vangelo, alla ricerca dell’incontro con Dio. Ci ricorda che l’incontro con Dio passa attraverso l’incontro con l’altro e con i gesti concreti del servizio. In effetti: «Ciò che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).

Da qui l’insistenza di Maria nel volere la processione, nel senso di riunirci mediante i segni della carità, camminando insieme. Quindi, la richiesta di costruire una cappella e di fare una processione è legata alla scoperta della sorgente. Infatti se noi siamo capaci di cercare nel più profondo di noi stessi e nel cuore degli altri, allora saremo anche capaci di trovare l’amore che Dio ha riversato nei nostri cuori (Rom 5,5).


Si fa servizio per rispondere alla nostra scelta personale, come gli apostoli dopo la Pentecoste. Ognuno con le proprie disponibilità e capacità. Ha chiamato ognuno di noi in maniera diversa e a svolgere servizi diversi. Solo Dio e la nostra coscienza sa se stiamo facendo del nostro meglio per ciò che ci è stato chiesto.

Maria si rivolge utilizzando una formula di cortesia che è piena di grazia, benevolenza e gentilezza. Nel servizio bisogna avere questo atteggiamento, la partecipazione è personale e risponde alla nostra storia.

Bisogna testimoniare la nostra scelta di servizio in tutte le azioni della nostra vita, non si sposa il servizio ma si è parte integrante di esso. Servire significa farsi servi e fare ciò che serve, cercando di capire le necessità del nostro “padrone” che è l’altro, senza pretese di sapere come si fa, senza pensare di saper fare meglio di altri, ma con umiltà.

Contattaci se hai qualche domanda da fare o se hai bisogno di maggiori informazioni.

In cammino con i Foulard bianchi

La Comunità Foulard Bianchi ti propone delle occasioni per servire, per conoscere e crescere, per condividere e imparar facendo. Le nostre proposte di servizio per Lourdes o Loreto sono aperte ai ragazzi dai 16 ai 21 anni dei noviziati, clan, fuochi e compagnie, ai capi Agesci, Cngei e Fse, agli adulti scout del Masci. Per i ragazzi ci sono eventi dedicati alla loro branca. Inoltre, su richiesta dei capi clan, fuochi e compagnie possiamo organizzare degli eventi specifici per ciascuna associazione.

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