Percorsi di accoglienza in Agesci

Il 2 giugno 2018 si è concluso un lavoro di approfondimento metodologico svolto dall’Agesci con il contributo del settore Foulard bianchi sull’accoglienza di ragazzi e ragazze con disabilità, con il convegno quadri Con il tuo passo, Percorsi di accoglienza in Agesci.

La comunità Foulard bianchi è stata invitata a partecipare ed intervenire tramite il nostro responsabile nazionale.

Riportiamo le parole che Alessandro De Mattia, responsabile nazionale Foulard bianchi, ha condiviso con i capi Agesci insieme ai foulard bianchi presenti.

“Ringrazio i presidenti del comitato nazionale, la capo guida, il capo scout, gli incaricati nazionali al coordinamento metodologico per l’invito a questo convegno.
I Foulard banchi nascono a Lourdes. Tra questo luogo e gli scout c’è una sintonia particolare: abbiamo in comune il servizio agli ammalati e ai giovani,
Sì, perché per servire, entusiasmo e disponibilità a volte non bastano e approfondire e riverificare gli strumenti educativi per l’accoglienza di tutti i ragazzi è indispensabile per svolgere al meglio il nostro servizio di capi.
Lourdes è uno di quei luoghi dove il verbo servire è coniugato con maggior frequenza, ma va vissuto con una preparazione che consenta di avvicinare tutte le persone, con disabilità e non, in maniera corretta e rispettosa della dignità umana.
Per questo motivo i Foulard bianchi hanno scelto di impegnarsi con uno spirito di servizio ai disabili, agli ammalati e a tutti i giovani che vogliono mettersi in gioco e vivere un’esperienza verso i più fragili.
Vi ringrazio nuovamente per l’invito a questo convegno da cui prenderemo spunti importanti per continuare a far crescere la nostra comunità, nella quale sono presenti anche capi Agesci”.

Citiamo alcuni parole tratte dagli interventi che sono stati fatti

Donatella Mela
Capo Guida e Foulard bianco

  • Stare al passo degli ultimi è una cosa che ci conviene, perché facciamo un favore a noi stessi amandoci un po’ di più
  • Combattimento, vigilanza e discernimento: tre passi che attraversano le nostre vite
  • Servizio ai giovani e agli ammalati. Lourdes è il posto dove sorrido di più

Suor Veronica Donadello
Responsabile del settore per la catechesi delle persone disabili CEI

  • Nella Bibbia, Dio sceglie sempre chi “abita” la propria fragilità, perché l’altro non è mai il suo limite
  • Dio ci chiede di essere pro-vocatori
  • La discriminazione non può appartenere ad un Cristiano: o accogliamo tutti oppure nessuno. Lasciamoci pro-vocare dai segni dei tempi
  • Osate e lavorate insieme
  • Integrare e parlare diversi linguaggi, per una pastorale integrata. Ma serve anche formazione!
  • Le persone con disabilità sono… Persone! E come tali hanno una loro spiritualità
  • Per fare la storia, Dio sceglie chi abita la fragilità

Professor Andrea Canevaro
Università di Bologna

  • Intrecciare operosità intorno al fuoco
  • Attorno al fuoco ci si sta bene, in mezzo al fuoco ci si brucia. Alle volte occorre spostare la propria prospettiva per poter cercare percorsi di accoglienza
  • Tutti noi abbiamo bisogno di essere stimati, senza la stima di qualcuno non si cresce
  • Non esiste l’operosità al 100%, ma una combinazione di diverse operosità.
  • L’operosità di uno aiuta l’operosità dell’altro e così si va a vincere

Ferri Cormio
Capo scout

  • Andare al passo dell’ultimo ci conviene, ci fa bene.

Anna Cotardi
Coordinatrice nazionale associazione italiane persone down

  • Uno scautismo che è attento alla diversità più diversa, si apre alle piccole diversità di ciascuno
  • Uno dei pregi dello scautismo è la molteplicità dei linguaggi e questo aiuta una persona con disabilità a esprimersi con un linguaggio che non è stato costruito solo per lui
  • Il bravo capo educatore è capace di “aprire l’occhio sulle piccole diversità di ciascuno. Operiamo sul rischio di emarginazione non sulla disabilità
  • Dare attenzione alla diversità più diversa permette di creare più spazi di confronto per tutti
  • Tenere d’occhio la disabilità più diversa apre spazio a tante altre piccole diversità di ciascuno. Tutti uguali, tutti diversi
  • Guardare la persona e quello che sa fare, non solo quello che non sa fare. Perché quello che non sa fare, forse non lo saprà fare mai
  • La presenza di un ragazzo con disabilità nei nostri gruppi può essere organizzata su tre tempi: quello in cui è protagonista, quello in cui è partecipante e quello in cui è spettatore

Programma del convegno