Venezia 27 – 28 maggio 1989

È la terza volta che ho la possibilità di parlare alle persone che lavorano in questo settore: i Foulards Bianchi.

La prima volta fu ad Assisi, l’ultima vostra Assemblea precedente a questa, e ricordo che parlai del servizio come di qualcosa di imprescindibile per la vita di un uomo.
Il servizio non è una scelta libera, ma è il dovere di ogni coscienza, perché il bisogno nella vita non è un opzionale che s’incontra, ma una situazione reale quotidiana, per cui è dovere servire a tutti ed è dovere di tutti servire.

La seconda volta mi fu offerta questa possibilità fu un in un incontro degli Incaricati Regionali F.B. e il pensiero che dissi molto semplice fu questo: che nella nostra società il dolore è affrontato sempre in termini di emergenza, scoppia il dolore e c’è un intervento “pompieristico”, come atteggiamento mentale, mentre invece il dolore è una permanenza della vita dell’uomo e allora il grande problema è di educare a convivere e di educare a rimotivare l’esistenza di fronte al dolore.

Io credo che sia questo lo scopo fondamentale in un Settore come il vostro: non un intervento nell’emergenza ma l’educazione al quotidiano.

Un terzo pensiero molto semplice è quello che vi rivolgo stamattina.

Di solito si dice che bisogna imparare a guardare in avanti, a vivere la vita guardando in avanti. Io credo che invece il dolore obbliga a guardare in fondo: è diverso guardare in avanti da guardare in fondo. Chiunque uomo serio, positivo, cerca di guardare in avanti, ma il dolore siccome ti porta alla dimensione ultima, alla dimensione defi nitiva e defi nitoria dell’esistenza,ti obbliga a guardare in fondo.
Allora credo che sia un altro dei componenti di un lavoro di coloro che, con fede, guardano chi soffre: guardare in fondo, cioè guardare al senso fi nale dell’esistenza.
È una situazione di vita, non va inventata. Noi educatori tante volte corriamo il rischio di essere creativi di cose artifi ciose, inventiamo delle situazioni che fa pensare. E pensare è necessario per considerare la vita e considerare la vita è necessario per scegliere e scegliere è l’atto dell’uomo defi nitivo.

Allora il mio invito, che rivolgo a me stesso, ma rivolgo soprattutto a voi, è che il vostro servizio sia un atto educativo prima per voi e poi per le persone che incontrate perché imparino a guardare non in avanti, ma in fondo alla vita.

Grazie e buon lavoro

Don Carlo Galli
AE Generale Agesci