Grazie!
È buffo cominciare un articolo così, però è il modo più giusto per fotografare il mio stato d1animo. Quando Federico Baiocco mi ha chiesto di raccontare cosa ha rappresentato per me l’incontro con gli scouts da fazzolettone e bianco e i loro ami in carrozzella, mi sono tornate in mente sensazioni bellissime che mai finora avevo provato e che propri o voi invece mi avete fatto scoprire. Ed è per questo che devo ringraziarvi: per avermi dato “la carica”, una ricchezza che mi porterò a lungo dentro al cuore e dentro alla testa.
Mi avete insegnato tante cose in quelle ventiquattro ore che ho passato con voi: innanzi tutto a guardare il mondo con un occhio di verso. Il mestiere di giornalista troppo spesso ti porta a vi vere in fretta, superficialmente, con l’incubo del servizio da realizzare a tutti i costi, della trasmissione da mandare in onda a quella data ora.
Non c’è il tempo di riflettere; di fermarsi a parlare con le persone che incontri lungo la strada, di interessarti a chi ti sta intorno. Così è facile inaridirsi, perdere la dimensione della realtà che ti circonda, chiudersi in un ghetto più o meno dorato da cui non hai più voglia di uscire.
Ecco, voi mi avete aiutato ad uscire, a ritrovare il gusto di fermarmi, di guardarmi intorno. Mi avete fatto capire che la vita non è fatta solo di telecamere, di macchine da scrivere, di lavoro. E poi mi avete insegnato un’altra cosa fondamentale: a non aver paura del dolore, della sofferenza. Mi ha colpito la vostra serenità, la grande dignità con cui ciascuno vive il suo handicap, il rapporto straordinario che c’è tra i malati e i loro amici scouts. E vi ho ammirato, tutti. Dal più piccolo al più anziano. E mi sono sentito orgoglioso di appartenere anche solo per un momento alla vostra comunità, insieme alla mia famiglia.
Mi avete insegnato che l’amore, la solidarietà verso i più deboli, non può essere fatta solo di belle parole: troppo comodo.
Occorre una testimonianza concreta. E io cercherò di darla attraverso gli strumenti e i talenti che il Signore mi ha voluto offrire: sarete
voi i miei punti di riferimento, il faro che guiderà la mia rotta di piccolo operatore dell’informazione.
E se nei momenti difficili avrò bisogno di aiuto, ora so a chi potrò rivolgermi senza correre il rischi o di vedermi la porta sbattuta in
faccia.
Pietro Badaloni
Giornalista e conduttore “Uno Mattina”